lunedì 21 novembre 2011

IDEE LIBRI

Kitchen – Banana Yoshimoto



Con questo romanzo, nel 1988, Banana Yoshimoto si è imposta all’attenzione del pubblico italiano mostrando un’immagine del Giappone completamente sconosciuta agli occidentali, con un linguaggio fresco e originale che vuole essere una rielaborazione letteraria dello stile dei fumetti manga. Ebbe un successo immediato con oltre 60 ristampe nel solo Giappone e vinse il 6th Kaien Newcomer Writers Prize. Parla della solitudine giovanile. La cucina è il simbolo della ricerca di protezione e di calore della protagonista. Un rifugio, scenario di confessioni, di ricordi e di angosce. Una metafora della faticosa ricerca della dimensione familiare perduta, ma sempre desiderata.
“Siamo rimaste solo io e la cucina. Mi sembra un po’ meglio che pensare che sono rimasta proprio sola. Nei momenti in cui sono molto stanca, mi succede spesso di fantasticare. Penso che quando verrà il momento di morire, vorrei che fosse in cucina. Che io mi trovi da sola in un posto freddo, o al caldo insieme a qualcuno, mi piacerebbe poterlo affrontare senza paura. Magari fosse in cucina!”

Mikage e Yuichi con la loro convivenza inaspettata, con una famiglia da inventare e la paura di cadere nuovamente nella morsa di un destino infausto sono i personaggi principali. E’ un libro malinconico ed emozionante da cui emerge la capacità dell’autrice di trattare temi complessi come la morte e la sofferenza in maniera stravagante, agile e per certi versi pacata. La Yoshimoto ha attinto con successo i suggerimenti di una letteratura popolare come il fumetto creando situazioni strane, paradossali, ambigue e descrivendole con dialoghi disinvolti, spigliati e giovani. A chi volesse leggerlo solo l’avvertenza di tenere bene in considerazione la diversità della cultura europea da quella giapponese. Lo si odia o lo si ama; non ci sono vie di mezzo.

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